Di fibromialgia, rossetto rosso, ancora, anfibi e vestiti a fiori.

Ho la fibromialgia. Non mi piace tanto scriverlo e non mi piace nemmeno dirlo. Forse non mi piace dirlo e non mi piace scriverlo perché ho paura di di trovarmi davanti lo sguardo incerto e dubbioso delle persone incerte tra il “non so cosa sia” e il “vabbè ma è una malattia immaginaria”, passando per il “ma dai anche io mi sento sempre stanco”, o per il bellissimo “ma sì, guarda, ma fanno male le gambe pure a me eh”.

Ci sono giorni in cui con un precario equilibrio di farmaci, olio di CDB (ma dai ma che ti prendi ma sei matta) integratori, dieta, (si, dieta, io) sto quasi bene, quasi normale, quasi come se non avessi niente. Ci sono giorni invece che sono peggiori degli altri e non puoi farci niente.
La fibromialgia fa così, dice il dottore.
Le gambe mi sembrano infilate nel cemento (a presa rapida) (quasi asciutto). Quel dolore di fondo che in certi giorni è appunto un sottofondo sopportabile, (tipo la goccia del lavandino alle tre di notte quando sei insonne) (o le formiche in cucina), in questi giorni peggiori diventa quasi tutto. Come la musica ad un concerto, che altro vuoi sentire? Niente. Come mia figlia che parla di continuo al supermercato. (Come mia figlia che parla di continuo al supermercato mentre il mal di ogni cosa mi manda in tilt il cervello). Diventa la priorità delle mie giornate, la prima cosa su cui concentrarmi (o forse l’unica che non mi fa concentrare su nient’altro). Pensieri persi nella nebulosa di altri pensieri, chiavi scordate, discorsi ripetuti due o tre volte, commissioni banali impossibili da fare perché puntualmente me ne scordo.
La fibromialgia fa così, dice il dottore. Qualcosa fog, così la chiamano. Nebbia.
Oggi è uno di quei giorni, quelli che uscire da casa ed arrivare a lavoro (terzo piano senza ascensore) fa consumare venticinque cucchiai, che ho finito quelli di oggi, della settimana e del mese. (la teoria dei cucchiai è lunga troppo da spiegare).
Come quasi sempre nei giorni difficili, la mia pancia si gonfia o sgonfia in maniera del tutto casuale ed imprevedibile.
La fibromialgia fa così dice il dottore. Belly qualcosa la chiamano .
Oggi è un giorno di questi.
Stamattina davanti all’armadio, per vestirmi, non ho scelto il vestito che mi piaceva, il pantalone che volevo mettermi, la gonna che mi ispirava. Ho scelto il vestito che indosso non per le sue belle roselline rosa e rosse, ma soltanto perché è largo, nasconde la pancia; è corto, non mi sbatte sulle gambe, che sennò fanno ancora più male. Ho ho messo gli anfibi non perché sono fashion sotto al vestito corto (si, sono anche fashion e lo so, ma ci sono anche 34 gradi però), non perché fanno moda, ma perché sono le uniche scarpe che riesco a portare più di due ore.
Ho messo il rossetto rosso, perché mi sento un cesso ma voglio qualcosa di bello. ( Ma poi oh, rosso come i fiori del vestito eh).
Resta il fatto che io mi sento un cesso.

Alle tre, dopo il lavoro devo fare delle commissioni. (Ho ipotecato i cucchiaini della prossima vita in pratica). Commissioni rigorosamente scritte, sennò me ne scordo dieci su otto, e sono tre cose in croce eh, regalo marito, maschera capelli figlia, crema mani claudia.
In profumeria, seguendo la lista chiedo maschera per i capelli per mia figlia.
La ragazza ( 22 – 23 anni e molto bella) mi guarda con gli occhi sbarrati…noooo, tu hai già una figlia ma sei giovanissima….tesoro, ho 44 anni ( in realtà oggi me ne sento 86).
Lei sorride, quei sorrisi belli e genuini, e dice
guarda non l’avrei mai detto, sembri molto più giovane… poi con questo vestito così bello con le rose, gli anfibi, davvero, stai proprio bene, sei bella, mi dice.
Io non lo so se sono bella, continua a farmi male tutto oggi, continuo a non farcela fare le scale (fortuna le scale mobili) continuo ad avere la pancia che sembro incinta di sette mesi.
Ma magari domani sarà uno dei giorni facili, non lo so.
Forse l’importante è avere nell’ armadio un vestitino largo, un paio di anfibi, un rossetto rosso e un po’ di speranza, e quelle poche ma importanti persone intorno che ti chiedono, Cla, oggi come stai?

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